OuverFOURe: Lazza tra virtuosismo e introspezione

OuverFOURe: Lazza tra virtuosismo e introspezione

Con il suo nuovo progetto “OuverFOURe”, il rapper e musicista Lazza conclude idealmente una saga iniziata nel 2017 con il primo capitolo, “Ouverture”. Nel corso degli anni, il viaggio musicale si è arricchito con “Ouver2re” (2019) e “OUV3RTURE” (2022), dimostrando la capacità dell’artista di mescolare il rap con elementi di musica classica e arrangiamenti sofisticati. Questo quarto capitolo conferma lo stile inconfondibile di Lazza, fatto di testi incisivi, arrangiamenti curati e una forte impronta personale.

La firma classica: il “Notturno Op. 48 n. 1” di Chopin

Come nei capitoli precedenti, Lazza apre la traccia con una composizione di Frédéric Chopin, in questo caso il “Notturno Op. 48 n. 1 in Do minore”. Questo brano del repertorio romantico, caratterizzato da una malinconica profondità emotiva, si sposa perfettamente con i temi trattati nel testo. La scelta di Chopin non è casuale: l’atmosfera struggente e drammatica del Notturno rispecchia il percorso interiore che Lazza racconta con la sua lirica. L’introduzione pianistica non è un semplice omaggio, ma un vero e proprio dialogo tra la musica classica e il rap contemporaneo, in cui la tecnica pianistica di Lazza evidenzia la sua poliedricità come artista.


Analisi del testo: tra tormento e ambizione

Il testo di “OuverFOURe” offre uno spaccato della complessa interiorità di Lazza, diviso tra il peso del successo, la consapevolezza degli errori e un’irriducibile ambizione.

Prima strofa: la lotta interiore

Lazza esordisce con un’immagine potente:
Misericordia, non ricordo più come provarla.
Questa frase sintetizza un distacco emotivo, una difficoltà a connettersi con sentimenti autentici, forse a causa della durezza del percorso intrapreso. L’artista riflette sul significato di essere “sveglio”, non solo in senso letterale, ma metaforico:
Uno sveglio non ha gli occhi aperti per forza, uno sveglio non parla.
Qui emerge una critica alla superficialità del mondo che lo circonda, dove spesso chi appare consapevole e intelligente nasconde un vuoto interiore.

Lazza si definisce come una “penna” unica e potente, difficile da maneggiare, sottolineando la sua superiorità artistica:
Io sono la penna che vorresti, ma che non sapresti come maneggiare.
Segue una riflessione sui sensi di colpa e sulle difficoltà incontrate nel suo percorso, come gli errori e le critiche ricevute:
Sensi di colpa, ormai faccio fatica a contarli / Come gli occhi e le dita che mi hanno puntato.

La strofa si conclude con un’immagine cruda e realistica del suo passato:
Io dagli errori ho imparato a mie spese, forzato di pagare il prezzo / Sennò finivo dietro ad un bancone in un risto’ per lavare il cesso.
Lazza rivela come abbia trasformato le sue difficoltà in lezioni di vita, sottolineando il valore del sacrificio e dell’autodeterminazione.


Il ritornello: uno slogan d’identità

Il ritornello è un’affermazione di sé e della propria autenticità:
Se non è okay, non è Zzala / Non è uno slang, è uno slogan.
La frase racchiude un duplice significato: da un lato, un manifesto di coerenza artistica e personale; dall’altro, un gioco di parole che riflette il carattere distintivo di Lazza nel panorama musicale.


Seconda strofa: tra critica e resilienza

Nella seconda parte, Lazza denuncia le dinamiche tossiche dell’industria musicale:
Volano voci nel back, sembrano tanti bisbigli.
Qui mette in evidenza come l’invidia e la maldicenza siano parte integrante del successo, ma anche come ciò non intacchi la sua determinazione.

L’artista si concede un momento di scherno verso i detrattori:
Mi ricordi C-3PO ogni volta che stai su una base.
Un riferimento ironico e pungente, che sottolinea come certi artisti appaiano meccanici e privi di autenticità.

Infine, chiude con un’affermazione di fedeltà alle proprie radici:
Anche se con ‘sta merda ci ho fatto i milioni, sai che puzzo ancora di fame.
Questa frase riassume il contrasto tra il successo raggiunto e la fame di realizzazione che continua a spingerlo avanti.